martedì 5 agosto 2008

La Pedalonga raccontata da Max Scarlino di Pianeta Mountain Bike

Domenica 3 agosto 2008 è andata in archivio anche la Pedalonga valida come ottavo appuntamento della Serenissima Coppa Veneto-Zerowind. Nel Comelico, estremo lembo orientale del bellunese stretto tra le provincie di Bolzano e Udine e con il confine austriaco ad un tiro di schioppo, la Coppa Veneto Zerowind ha finalmente regalato ai bikers un percorso di alta montagna con salite molto lunghe e dure e con un tracciato che nonostante i 'soli' 43 km racchiudeva la bellezza di 1800 m di dislivello. In queste afose giornate di fine luglio e di inizio agosto, dove il solleone soprattutto in pianura rende difficoltosi gli allenamenti, trovare gli stimoli adatti a tenere gambe e motore su di giri è impresa ardua.
Per fortuna a spezzare la monotonia della calura è arrivata la Pedalonga, gara pressoché unica nel panorama nazionale, che propone la partecipazione a coppie di biker che non devono mai staccarsi tra loro per più di 30 secondi, pena la squalifica, e valida solo per la classifica di società di questo challenge tutto veneto. Il caldo da queste parti è un concetto tutto da inventare nel senso che non inganni la splendida giornata che abbiamo trovato in gara...qui i temporali di forte intensità sono la norma un giorno si e un altro anche e a testimonianza di ciò sono stati i tantissimi rivoletti di acqua piovana e i numerosi tratti di fango piuttosto molle che abbiamo incontrato e comunque che non ha mai impensierito le amate mtb se non il dispiacere di vederle cambiar colore con il passare dei km.
Le operazioni di segreteria, sufficientemente veloci, si effettuavano in località Tamai di Sega Digon fino ad un'ora prima del via ma essendo le arterie di comunicazione stradale piuttosto trafficate, visto il periodo di ferie, ci sono stati 15' di ritardo che si sono poi trascinati anche sull'ora dello start che è stato dato alle 09:45 anziché alle 09:30. Il pacco gara comprendeva un paio di calzini tecnici Diadora, un pacco di pasta, una piccola confezione di biscotti Sartorelli, una busta di gel energetico, una bottiglietta di acqua e la Mappa Tabacco del Comelico oltre ovviamente al pettorale e al buono per il pranzo finale. A Tamai, rispetto alla solita tensione pregara, tutti hanno notato più rilassatezza nei bikers che una volta ogni tanto erano liberi dal peso di far classifica ad ogni costo e fra battute, sorrisi e pacche sulle spalle aleggiava un'aria festosa, quasi vacanziera.
Tutti in griglia nella stretta viuzza del paese e, come dicevo prima, alle 09:45 il classico colpo di bombardino decretava aperte le ostilità sportive. I primi km in salita asfaltata dietro l'ammiraglia della Liquigas, reduce dal giro d'Italia, servivano a scremare il folto delle quasi 300 coppie di atleti al via e a prendere le misure della frequenza di pedalata del proprio compagno di avventura che non si doveva, mai, allontanare per più di 30 secondi. 17 incredibili km hanno portato il lunghissimo serpentone di bikers dai 1200 m della partenza ai 2400 del GPM del passo Silvella...km interminabili con minacciosi strappi a oltre il 20%, tratti a piedi dalle pendenze impossibili, una lunga serie di tornanti con scorci mozzafiato verso il Col Quaterna e le pendici orientali della Pala dei Orti.
L'attacco vero e proprio al passo Silvella inizia a Malga Pian Formaggio e da qui ci saranno 9 km con una miriade di tornantini che termineranno con la pietraia da percorrere assolutamente a piedi 200 m sotto al Col Quaterna antichissimo cono vulcanico ora ovviamente spento...i 2400 m di altitudine si sentono eccome, l'aria è più frizzante e rarefatta, gli strapiombi incombono e si sente solo il rumore ovattato delle scarpe sui grossi sassi di porfido e arenaria del sentiero vulcanico qui nessuno spreca una parola anche se l'emozione è forte e sembra di toccare le nuvole con un dito. Qualcuno ha un calo di zuccheri e di ossigeno e vola a terra praticamente da fermo ma fortunatamente non succede nulla di grave e subito si affretta a prendere qualcosa dal fornitissimo ristoro del GPM con banane, the caldo, cocacola, acqua con integratori e crostate.
L'adrenalina è ai massimi livelli, la vallata e le cime del confine italo-austriaco sono li davanti a noi in uno splendido panorama mozzafiato ma purtroppo non ci si può distrarre tanto perché inizia la traversata sulla Costa della Pina, presidiata dai commissari di percorso, con un lungo saliscendi in single track strapiombante che richiede forza e attenzione...un ruzzolone a valle potrebbe avere tragici risvolti ma la magia del luogo fa dimenticare qualsiasi pericolo e i tratti in discesa volano via senza neanche accorgersi del male che fanno i continui sobbalzi causati da gradoni rocciosi ed erbosi. Nessuno vuole prendersi rischi anche perché i componenti dei vari team si devono obbligatoriamente aspettare e queste piccole attese in gara comportano rispetto e attenzione anche per gli atleti delle altre squadre.
Le braccia e i polsi sono paralizzati da migliaia di aghi che si infilano sotto pelle e i muscoli cervicali sono tesi a cercare la traiettoria migliore tra i sassi. Il Passo della Pina è 400 m più sotto ma il single track nel bosco con rocce, curve secche e radici affioranti non permette ancora di togliere lo sguardo da davanti la ruota anteriore. E' una discesa dura ma bellissima e quando termina dispiace che sia successo così in fretta e la salita del Bosco della Fedarola sembra non finire mai e in fondo propone una svolta secca a sinistra nuovamente in ripida discesa. La quota si è abbassata notevolmente ora siamo sui 1250 m ed infatti il sottobosco è molto umido e gli schizzi di acqua e fango, a migliaia, si attaccano dappertutto.
A Dosoledo, a 10 km dalla conclusione, la salita riprende cattiva come non mai, fa anche molto caldo...un caldo umido che non permette al sudore di andarsene e fanno la loro comparsa gli odiati crampi...incontriamo l'ultimo provvidenziale ristoro e qualcuno si ferma ad aspettare il proprio compagno in crisi, qualcun altro invece lo aiuta a procedere con leggere spinte da dietro ma si sente un sibilo e come un razzo arriva il team Modolo-Santi con il tandem che terminata la parte tecnica sfreccia a 50 km l'ora laddove gli altri vanno a 25...un caccia Cannondale, un'incredibile macchina da guerra. Finalmente si raggiunge Casamazzagno e l'ultima infida discesa porta la carovana a Gera da cui, traversata la statale, diparte una carrozzabile asfaltata con alcuni tratti in cui la pendenza ed il sole lasciano il segno nelle gambe già abbastanza martoriate dei bikers.
Pochi km all'arrivo che sembra lontano anni luce unica compagnia il rumore delle catene oramai 'secche' e quella del tumultuoso torrente Digon poi finalmente si sente lo speaker all'arrivo e il profumo di carne e polenta alla brace e la voglia di birra fresca fanno aumentare il ritmo. Un km fettucciato messo a tradimento, costringe i biker in una ulteriore stretta di denti ma il rinfresco finale fa passare tutto nel dimenticatoio e poi via a rinfrescarsi le idee e togliere il fango dai polpacci nel container con le docce. Il container sembra un po' minaccioso e traballante ma le docce sono calde e abbastanza confortevoli peccato che il numero esiguo di esse costringa i bikers ad una fila piuttosto lunga...confidiamo nell'anno venturo per l'investimento di un altro container da parte degli amici di Spiquy, la mascotte, capitanati dal simpatico Michele Festini a cui vanno i saluti di Pianeta Mountain Bike.
A questo punto non restava che optare per un massaggio rigenerante su uno dei 2 lettini di fronte all'area adibita a mensa o aspettare qualche minuto in coda per approfittare del pasta party anzi del sontuoso pranzo offerto dalle gentilissime signore e cuoche del comitato organizzatore a cui dobbiamo necessariamente fare i nostri complimenti. Ottime mezze penne al ragù, patatine fritte con wurstel, tacchino ai ferri e braciole con polenta e ancora fagioli lessati e cavolo cappuccio con birra oppure coca, fanta e acqua sono stati la ciliegina sulla torta della bellissima giornata di sport e di festa trascorsa nel sole del Comelico Superiore.

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