giovedì 4 settembre 2008

Ottovolante by Fasta


Ero gasato già il giorno precedente, l’organizzazione di Gianlu era stata precisa e i partecipanti avevano aderito senza tante balle…in pratica metterci d’accordo è bastato guardarci negli occhi, non sempre capita, ma quando succede mi sale la SGARZA. Anche le tracce GPS erano ben preparate, sia io sia Gianlu sia Enea le avevamo, e buona parte del percorso era di nostra conoscenza. Parcheggiamo a Limone nel parcheggio coperto a pagamento, brutta idea, non sapevamo che a gestirlo erano degli strozzini !!! La prima salita verso Vesio è su bitume, aperta al traffico, sapevamo che ci sarebbe stato un poco di traffico, ma considerano che è martedì è stato accettabile come da previsioni. La cosa che più mi ha dato fastidio è stata l’umidità veramente alta al tal punto di offuscare la vista del monte Baldo là sulla sponda Veronese del Lago. Con calma e tanto sudore abbiamo raggiunto zone meno trafficate per poi trovare strade chiuse al traffico…ma la salita al Tremalzo è sempre lunga, ma lunga veramente. Il mio solievo è stato che man mano che si sale l’aria è sempre più fresca e lassù, quando finisce il bosco ci aspetta un signor panorama. Rimango indietro insieme a Juri e Mauro, l’ultima parte della salita è percorsa velocemente, c’è tanta voglia di mangiare, è già ora di pranzo e il panorama è ossigeno per i nostri polmoni. Partenza in bike da Limone alle 9.30 circa e arriviamo alle 13 passate…non male come prima salita !!! Juri rimane impressionato, ma carissimo…alla fine della salita del Tremalzo oggi non ci andremo….non vedo l’ora di portarti lassù dove c’è il buco nero, sarà per la prossima volta, e solo allora potrai dire di aver fatto il tremalzo, da me considerato la laurea della MTB. Il freddo al rifugio si fa sentire, i più intelligenti hanno portato una maglia di ricambio, io ovviamente no !!
La sosta è breve ma rinfrancante, la seguente discesa è presa inizialmente piano per colpa del gran freddo. Alcuni mettono le tovagliette di carta del pranzo sopra al pancino, io che ero rimasto senza ne chiedo una quando vado a pagare e roba da non credere, non me l’hanno data !!! Lasciato il bitume (pochissimi km) si arriva su sterrata, qualche km di salitella tanto per scaldarci e ci aspetta la discesa verso il Ledro, da guidare, da rispettare, da amare o odiare. Il percorso è pulito e asciutto, una vera manna per me che l’ho percorsa in tutte le condizioni e anche con le foglie autunnali. I freni sono messi a dura prova e anche le nostre braccia. Anche le mucche ci rendono la discesa impegnativa !! In gruppo arriviamo al Ledro che il tempo non era messo al meglio, diciamo che non c’era il sole e le giacche antivento non erano di troppo, almeno fino alla prossima ultima salita.
Juri e Mauro si dirigono a Riva passando dal Ponale, noi la salita famosa della Rampiledro da percorrere solo in parte. La ricordavo dura e dura è stata, in ogni modo siamo saliti regolari senza strafare e in un’oretta siamo al rifugio degli alpini, ci siamo guadagnati una Coca. L’ultima parte di percorso è per me tutta inedita. Inizio di salitella e passiamo di fianco al cimitero militare, che mi riprometto di visitare un giorno che ho più tempo, e poi comincia la discesa.
Bella la prima parte di jeppabile con gallerie che la rendono assolutamente da fare una volta nella vita, e poi cominciamo le varianti. Subito il sentiero è duro e impegnativo, ma non ci creava problemi insormontabile nonostante la fatica si facesse sentire. Il problema e che non perdevamo quota e Limone era lì sotto. Tanto dislivello in pochi km, vuol dire sentiero da capre !! e così è stato. Comico è stato il passaggio in prossimità del sentiero franato. Enea avanti, Gianlu in mezzo e io dietro. Stiamo verificando la traccia se proseguire dove è andato Enea o proseguire sul sentiero in alto, e io ero in prossimità del bivio in alto.
La situazione era cosi precaria che nessuno di noi 3 si muoveva per buoni 5 minuti. Poi è toccato a me di sondare l’altro sentiero, ma dopo pochi passi il sentiero diviene largo quanto una scarpa e sulla fiancata c’era tirato un cavo metallico...
“va bene il sentiero che ha preso Enea !!” grido agli altri “sei sicuro?” “non puoi immaginare quanto!!” Proseguiamo. Il resto del sentiero era meno pericoloso, ma pochissimi sono i tratti dove si poteva osare salire in sella. Immancabile un mio cappottamento con botta al gomito, niente di grave. Sinceramente questo tratto mi ha veramente distrutto, ma non mi sono arrabbiato perché, fondamentalmente, vedevo che a piedi, con fatica, si riusciva a scendere, e dopo il tratto fatto dove il sentiero era franato non avevo la convinzione di scendere così agevolmente senza prendersi rischi. Arrivati a Limone sono riuscito a scaricare la mia tensione e così mi sono lasciato prendere un poco dalla rabbia, e continuavo a ripetere che il giro era stato rovinato dall’ultima discesa. Oggi a ripensarci mi rimane il ricordo di un gran bel giro, con un’ottima compagnia, con avventura finale e un sentiero che non farò mai….più almeno in bici.
by Fastabike

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